Sperò Palermo…
in chi voleva darle un volto nuovo
“perché di lei amava anche i difetti”
e come figlio della madre terra
riconosceva sguardi e sfumature.
Ma troppe talpe invasero la tana
e rosicchiando al buio le radici
legarono le mani alla giustizia
tarpando l’ali della libertà..
Tremò Palermo…
e sprofondò nell’ antro dell’inferno
quando un boato lacerò la terra
e colorò d’un rosso cupo il suolo
col sangue di chi avevano immolato.
Perdente e prona sotto quel vessillo
di chi la morte tiene stretta in mano,
dolente pianse ma il silente muro
ancora regge sotto l’omertà.
Gridò Palermo…
poi cadde sotto il peso del dolore
per quel pugnale conficcato in petto,
come una madre quando perde un figlio
mentre piangendo ne ripete il
nome.
Confusa come chi la via ha smarrito,
vestita a lutto maledisse chi
armato aveva quella mano infame
pronta a spogliarla della dignità.
Pregò Palermo…
e poi la rabbia s’asciugò nel sale
nel ricordare chi per lei è caduto
tra gli agrumeti, i campi o sull’asfalto,
ma, nel profumo di un’arancia al sole
o tra le reti abbandonate a riva
ricerca quel sapore che ha perduto,
“perché non solo mafia è la Sicilia”
e la speranza in lei non morirà.
Angela