E fu Caino a colpire per primo
con la stessa mano con la quale offriva doni,
colpė ripetutamente il fratello
mentre i suoi piedi affondavano nel sangue
che toccando il suolo raffreddava la terra.
E fu Abele per primo a cadere
con gli occhi rivolti al cielo,
gridando senza voce una straziante preghiera,
che il cielo inorridito ascoltō con grande
sgomento
versando lacrime che gli uomini non potevano
vedere.
E i figli di Caino hanno ereditato
il sapore amaro del sangue e quel marchio
omicida
che cercano invano di nascondere sotto false
parole,
replicando ogni giorno lo stesso crimine sui
loro stessi figli,
risvegliando nei loro cuori il dolore sopito
che diventano cosė figli di chi padre non fu
mai.
E questo massacro che si perpetua nel tempo
rinnova nel cielo lo stesso sgomento,
che tace allibito ascoltando l’urlo silenzioso
uscire dalle labbra cucite dei suoi innocenti
figli.
Ed io... che non so chi č mio padre,
assisto a questo intreccio con finta
indifferenza
e nascondo nel cuore
Caino che uccide e Abele che piange,
e dei due
non so quale sono.
Angela